Contributi Critici

Adriano Bernetti da Vila

Verismo e virtuosismo pittorico. Cromatismo e gestualità emotiva. Due modi di interpretare la realtà sensibile e fenomenica attraverso le potenzialità espressive del colore.

Ringrazio Rosa Orsini per l’attenta osservazione delle mie opere e del mio universo pittorico, che le ha consentito di esprimere con grande sensibilità il presente testo critico.

Testo di Rosa Orsini

Partiamo da un assunto: il talento a volte si eredita nei geni. Ma ogni carriera artistica segue poi la propria strada. E’ questo il caso di Adriano Bernetti da Vila, artista romano, figlio del più famoso pittore Ugo da Vila, attivo nel 1900, che ha saputo ben rappresentare il suo tempo con una tecnica di chiaro stampo verista, declinata in paesaggi e pittura di genere.

Adriano da Vila impara a dipingere osservando il lavoro del padre a cui guarda ancora con profonda reverenza, recuperando le tematiche stilistiche di una riproduzione scenica che tende al verisimigliante, arricchita dall’avvolgente vellutatura della pittura ad olio.

Un processo di assimilazione quotidiano dello stile che oggi vediamo espresso nei suoi quadri con un rigore tecnico inappuntabile. Ma è nella contrapposizione tra luce e ombra nell’ampio spettro policromatico, tra l’asserzione di una verità tangibile e la negazione della realtà in astratto, che troviamo la chiave interpretativa della pittura di Adriano da Vila. È nella tensione tra queste dualità, dove si dipana la conflittualità di una oscillante visione positiva e negativa dell’esistenza che lo investe di una forte carica emozionale, che da Vila matura la sua ricerca. Dualismo che rivela due anime artistiche che coabitano e si impongono in rapporto all’impulso del momento creativo. L’azione pittorica intesa nella sua ragione in essere riflette l’esigenza dell’anima a perpetuare linguaggi visivi legati al passato, recuperando le valenze tematiche, e riportando quanto appreso da un profondo studio del colore su un livello visivo che sublima l’essenza e non la forma. Partendo dal figurativo, indagando la forza tagliente della luce nelle pieghe e nei volumi degli oggetti, scrutando la loro natura, l’artista attiva la capacità di vedere oltre, e nel proseguo della sua ricerca spoglia il soggetto del suo involucro caratteriale, rendendo il colore protagonista assoluto della scena narrativa.

L’imprinting artistico lo lega come accennato a tematiche rappresentative di una realtà osservata. Le figure sono messe in relazione con lo spazio. Poste su un piano, emergono dalla totale o semi oscurità. Vivono e pulsano, aggettanti, tendono verso la forza vitale della luce. Le sue nature morte richiamano le assonanze cromatiche della pittura fiamminga, dove la forte contrapposizione dello sfondo nero con gli oggetti messi in risalto da un artificioso effetto luministico, restituisce maggiore intensità all’illusione realistica della scena. I soggetti naturalistici prorompono da una visione chiaroscurale capace di rendere finanche la nitidezza del vetro trafitto dalla luce. Una padronanza tecnica che appartiene all’icastica della scuola verista di cui da Vila è degno rappresentante.

Pittura di genere in auge in epoca antica, rivive in armoniche composizioni senza alcuna velleità celebrativa della ricchezza della classe borghese di cui era mera espressione. Puro diletto, è piuttosto significativa di una realtà più intima. Gli oggetti inanimati sfiorano significati legati alla simbologia dei fiori e della frutta prodotta nel corso delle stagioni. Il disegno rivela grande abilità tecnica nella ricerca della perfetta rappresentazione naturalistica dei soggetti. Prevale la contrapposizione di luce e di ombra. La tecnica caravaggesca sembra catturare la creatività dell’artista, nel continuum di un linguaggio stilistico che non conosce tramonto. In un gioco di vuoti e di pieni su accostamenti di volumi, da Vila annulla lo spazio nelle tonalità blu che si diramano nel vuoto creando un’illusoria profondità, oppure confina gli oggetti nel buio di un nero assoluto, cupo ed enigmatico. Oscurità da cui prorompono bagliori che producono effetti luministici sulle sagome dipinte. Le composizioni di oggetti creano un ritmo visivo che accarezza lo sguardo, richiamando una semplice quotidianità, un desco apparecchiato, vestito di luce, che come insegnano i già citati fiamminghi compare dall’interno e prende vita. L’artista si sofferma sui passaggi chiaroscurali, analizzando i dettagli, la luce che attraversa la materia, frastaglia la forma, creando l’illusione delle pareti vitree riflettenti dei bicchieri e dei vasi che accolgono realistiche gialle mimose dalla cui corolla cadono freschi petali profumati. In virtù di questo connubio tecnico ed estetico, questi quadri mantengono un fascino che rende il soggetto intramontabile.

La luce è il punto di partenza da cui far vibrare le tonalità cromatiche che emergono dagli sfondi, investendo di una forte carica espressiva tanto le composizioni quanto le vedute. Adriano da Vila sente la necessità di ritornare al virtuosismo figurativo legato a tematiche paesaggistiche di panoramiche visioni, ad una natura mossa dalla sua energia vitale che prorompe nelle maree, per attingere a quella forza rigeneratrice che appartiene al mondo del sensibile. I fasci di luce attraversano le fronde degli alberi di boschi fiabeschi e monti innevati. Suggestive le marine, luoghi solitari animati dalla forza del vento e dell’acqua, e i notturni romantici illuminati da una pallida luna che domina il golfo o la laguna. Quadri dalle cromaticità pastello che rimandano ad alcune opere settecentesche, la cui assonanza va colta nei particolari di una più complessa struttura narrativa. Napoli e Venezia, sono due città del cuore che l’artista ama dipingere con una particolare attenzione alle forza emotiva del paesaggio, che accoglie in un abbraccio lo sguardo dell’osservatore.

Partendo da questa rappresentazione naturalistica, mai reale bensì maturata dalla memoria sedimentata, e proseguendo verso una maggiore interpretazione sensoriale degli effetti luministici del colore, da Vila approda ad un’azione di sintesi che vediamo espressa nella realizzazione di soluzioni compositive astratte, dominate da vibrazioni cromatiche che congiungono i piani, frapponendosi nello spazio bidimensionale tra la forma e l’idea del soggetto. De Vila trova In Rothko e nel colour field painting promosso all’interno dell’espressionismo astratto, un riferimento fondamentale alla sua arte, recuperando la sintesi della forma e della spazio. La capacità di scrutare tra le pieghe l’essenza della materia, lo porta a superare il limite fenomenico e avvertire la potenza del colore. Sceglie note di rosso, blu, azzurro per campire i piani sovrapposti sulla tela. Scelte dettate dal forte impatto tonale che rivelano la forza espressiva di una azione pittorica intesa a mettere in campo, tramite il costrutto compositivo, il progetto architettonico di un’idea emozionale. Assistiamo alla percezione visiva di uno spazio chiuso ma indefinito, che eleva l’anima o la sospinge verso il basso a seconda dell’impatto emotivo che riesce a suscitare.  La tessitura pittorica risente della forza emozionale del colore, si appoggia ad essa e ne fa la sua forza. La forma annullata dal linguaggio del colore ci avvicina alla reale sostanza delle cose. Gli spazi interpretano mondi trascendentali dove l’artista proietta la sua esperienza sensoriale della natura, ove la pittura diviene processo di riflessione e meditazione. L’impianto cromatico sancisce la presenza – assenza del soggetto, la superficie e la profondità, segna il limite sottile del mondo e della sua esistenza, come espressione di una visione personale registrata nella mente e nell’anima del suo artefice. Mosso dal genio dionisiaco, da Vila ci regala emozioni di vibrazioni cromatiche, raccontando la forza delle maree, l’energia dei vulcani, lo scioglimento dei ghiacciai, mettendo finanche a nudo l’anima provata dai periodi di difficoltà. Una operazione di sintesi della realtà come esperienza emozionale e metafisica contestualità degli spazi, dove nulla è reale ma esperienza del vissuto che si traduce in molteplici esperimenti coloristici.

Da questo legame ininterrotto tra due forme stilistiche antitetiche, si sviluppa la pittura di Adriano da Vila.  Linguaggi apparentemente inconciliabili sono in realtà passaggi complementari che si rincorrono nella sua ricerca artistica e da cui egli trae forza rigeneratrice.  Le diverse anime pittoriche di da Vila non possono essere quindi disgiunte. Un filo conduttore presente e continuo, un’alternanza di linguaggi perpetuati a testimoniarne l’attualità formale e l’energia emozionale della pittura, senza operare classificazioni cronologiche che producono distingui inconciliabili tra loro, creano la base dello studio del colore e della luce, delle percezioni cromatiche suggerite dall’osservazione della natura, che evocano suoni, profumi, ritmi. La luce illumina da una fonte indeterminata, si fa prorompente e man mano ingoia le sagome, rivela trasparenze fino a toccare punte alte di evanescenza assoluta della forma lasciando al colore il suo palcoscenico. E’ luce che rivela, che acceca e che confonde. E’ luce che emoziona. E luce che restituisce al colore l’autenticità del suo linguaggio.